L’ANATRA LA MORTE E IL TULIPANO

l'anatra la morte il tulipanoPuò capitare nella corso della vita di perder qualcuno, è un rischio che possono correre anche i bambini. Coloro che si trovano al loro fianco, devono trovare il modo di affrontare un discorso così delicato come la morte di una persona cara.

Non è semplice per un bambino capire cosa sia accaduto e allo stesso modo è difficile per l’adulto portare delle motivazioni.
Girare attorno al problema non servirebbe e nemmeno mentire per non far soffrire.

L’anatra, la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch, offre un aiuto non indifferente in queste situazioni.
La storia affronta in maniera delicatissima l’argomento, rappresentando la morte come una nonnina che indossa una vestaglia abbastanza grande per celare le sue vere fattezze , uno scheletro, ma dal viso ed i gesti incredibilmente dolci.
L’anatra, colei che la morte è venuta a prendere, è rappresentata con la grazia di una ballerina che con tiepida lentezza, danza attorno alla sua “nuova amica”.

Il libro è perfetto per i bambini dai tre anni in su’ e riducendo la lunghezza della storia, potrebbe essere raccontata anche ai più piccolini. Infondo, nonostante il testo sia delicatissimo, le illustrazioni da sole trasmettono un messaggio di dolcezza e quiete , proprio come il viso della vecchina-morte, ben lontana dalla canonica rappresentazione cupa e orrorifica.

L’approccio con la morte, tutt’altro che sbrigativo, viene scandito con estrema delicatezza e grazia attraverso le fasi dell’incontro, della scoperta, del timore e della comprensione fino all’abbraccio ultimo della “vecchina “.
I gesti misurati, le frasi brevi e di facile comprensione, possono accompagnare il bambino alla presa di coscienza elaborando il lutto sotto una chiave più accettabile e meno violenta, aiutando così il genitore e\o l’educatore a prendere per mano la tristezza del bambino.

“Era da un po’ che l’anatra aveva una strana sensazione: “Chi sei, e perchè mi strisci alle spalle?” domandò. “Finalmente te ne sei accorta” … “Io sono la Morte”. L’anatra fu presa dal terrore. E non si poteva darle torto. “Sei venuta a prendermi?” “Ti sarò accanto… nel caso…” “Nel caso?” domandò l’anatra. “Si nel caso ti capiti qualcosa. Un brutto raffreddore, un incidente: non si può mai sapere”. “E all’incidente ci pensi tu?” “All’incidente ci pensa la vita, come anche al raffreddore, e a tutte le altre cose che possono capitare a voi anatre. Per esempio la volpe”. L’anatra non ci voleva nemmeno pensare. Le venne la pelle d’oca. La Morte le sorrise in modo amichevole. In fondo era gentile, anzi molto gentile, se si esclude che era quello che era. “Andiamo allo stagno?” domandò l’anatra. Era ciò che la Morte temeva. Dopo un pò che stavano a mollo la Morte confessò di non amare l’acqua. “Ti prego scusami, ma dovrei proprio andarmene da questo luogo così umido”. “Hai freddo?” domandò l’anatra. “Vuoi che ti scaldi?”. Una proposta del genere non gliel’aveva mai fatta nessuno. Il giornon dopo l’anatra si svegliò per prima, di buon mattino. “Non sono morta!” pensò. Diede uno scrollone alla Morte. “Non sono morta!” starnazzò entusiasta. La Morte sollevò la testa: “sono felice per te!” disse. “E se invece fossi morta?” “In quel caso non avrei dormito così profondamente” disse la Morte con uno sbadiglio. “Questo non è gentile” pensò l’anatra. Anche se si era ripromessa di non dire più nulla, presto tornò loquace: “Certe anatre dicono che si diventa angeli, si sta seduti sulle nuvole e si può guardare la terra dall’alto” “Possibile” disse la morte, e si mise seduta. “in ogni caso le ali ce l’hai già” “certe anatre dicono anche che nelle viscere della terra c’è l’inferno, dove si finisce arrostite se non ci si è comportate da brave anatre”
“E’ sorprendente ciò che vi raccontate voi anatre. La verità è che non lo sa nessuno” “Nemmeno tu lo sai?” Strepitò l’anatra. La Morte si limitò a guardarla. “Che si fa oggi?” domandò di buonumore. “oggi non torniamo allo stagno” disse l’anatra. “Facciamo qualcosa di veramente eccitante”. La morte si sentì sollevata. “saliamo su un albero?” domandò beffarda. Giù in basso, in lontananza si vedeva lo stagno. Era così silensioso laggiù, così deserto. “Ecco come sarà, quando morirò” disse. “Lo stagno tutto solo senza di me”. La morte a volte sapeva leggere nel pensiero. “Quando sarai morta anche lo stagno sparirà, almeno per te”. “Ne sei certa?” chiese l’anatra stupita.
“Certa come si può essere certi di qualcosa”. “E’ consolante, quindi nono dovrò rimpiangerlo, quando…” “…sarai morta” disse la Morte. Parlare della morte le riusciva facile. “Scendiamo” la pregò l’anatra dopo un pò, “sugli alberi si fanno stani pensieri”. Nelle settimane seguenti andarono sempre più di rado allo stagno. Per la maggior parte del tempo se ne stavano sedute sull’erba e parlavano poco. Quando un vento fresco le soffiò tra le piume, per la prima volta l’anatra si sentì gelare. “Ho freddo” disse una sera. “Ti va di scaldarmi un pochino?”. Una neve leggera scendeva piano nell’aria. Era accaduto qualcosa. La morte guardò l’anatra. Non respirava più. Giaceva immobile. Le lisciò un paio di piume che le si erano appena arruffate e la portò al grande fiume. Qui la adagiò delicatamente sull’acqua e le diede una spinta lieve. La seguì a lungo con lo sguardo, quando la perse di vista la morte quasi si rattristò. Ma così era la vita.”