Achille fa la prima materiana?
Nel precedente articolo vi ho raccontato della nuova missione di Colapesce, della sua collaborazione con Il Grillo parlante e di un grande amico dei libri: Leo. Oggi, invece, vi racconterò come è nata questa amicizia e di come gli albi illustrati hanno permesso a me e a Leo di creare un luogo comune dove poterci conoscere e dove parlare la stessa lingua.
Per iniziare però vorrei parlarvi un pò meglio del piccolo Leo. Leo è un bambino di 10 anni molto vivace, adora disegnare, ama cantare ed è attratto dagli strumenti musicali. E’ spiritoso, si diverte a giocare con i nomi dei suoi compagni di classe trasformando ad esempio Rodrigo in Rodrago. Leo è autustico, ma sa scrivere e leggere senza l’aiuto della comunicazione aumentativa, sa comunicare con un linguaggio molto semplice ed è in grado di mettere in atto momenti di gioco simbolico. A volte Leo non riesce a gestire la frustrazione se rimane indietro rispetto al resto della classe, se arriva in ritardo a scuola, oppure se fa un errore di scrittura. Il problema si accentua se il bambino sta vivendo una situazione nuova a cui non si è ancora abituato. Infatti inizialmente non ha accettato la mia figura come nuova educatrice, rivelando piccoli scatti di rabbia.
Per entrare in relazione con lui ho pensato di proporgli la lettura di albi illustrati per bambini in età prescolare. Tra i titoli che ho scelto ci sono tra i più famosi e splendidi albi per l’infanzia editi da Babilibri: piccolo blu e piccolo giallo, di Leo Lionni, Mangerei volentieri un bambino di D. De Monfreid e S. Donnio, Che rabbia! di M. D’Allance. Altri titoli preferiti da Leo sono: Shh! Abbiamo un piano! e Oh no George! di Chris Haughton editi da Lapis, Orso buco di Nicola Grossi, Minibombo, Il Gruffalò di J. Donaldson e A. Scheffler edito da Edizioni El. Questi titoli sono solo alcuni di quelli amati da Leo, che ha fatto amicizia in fretta con le pagine, le illustrazioni e le parole; piano piano ha espresso anche il desiderio di essere lui stesso a raccontare le storie dei suoi nuovi amici. Leggeva quasi recitando utilizzando cambiamenti di tonalità di voce, al contrario di quando leggeva in classe, in cui risultava molto piatto. Non passò molto tempo prima che, al mio arrivo in classe, mi chiedesse: “ hai portato 4 libri?” oppure domandava: “ hai un nuovo libro?”, potete immaginare la mia soddisfazione nel vedere come rispondesse con entusiasmo alla mia proposta. C’erano però alcuni albi illustrati che preferiva fra tutti, come Mangerei volentieri un bambino e Che rabbia! Era solito porre diverse domande sui protagonisti di queste storie: “ Achille fa la prima materiana?” “ Roberto, ha 3 anni?” e così via. Le risposte a queste domande non avrei potute darle io e nemmeno si sarebbero potute trovare nei libri. Quelle informazione che Leo cercava poteva trovarle solo nella sua fantasia: Leo aveva già tutte le risposte nella sua mente. Capì quindi che il bambino sentiva il bisogno di concretizzare e far prendere forma alla sua fantasia. Le storie avevano aperto tanti mondi nella sua mente e lui avrebbe tanto voluto raccontare la sua storia, la sua versione. Indirettamente, con tutte quelle domande sui protagonisti degli albi illustrati, mi stava chiedendo di aiutarlo a raccontare quella storia, anzi quelle storie.
Era giunto quindi il momento di fare un passettino in avanti, oltre la lettura, oltre le pagine dei libri.